Il
cielo diviso è
proprio il libro giusto al momento giusto: “un bel giorno, ogni individuo
scruta a ritroso la propria vita: con compiacimento, con rassegnazione, con la
soddisfazione dell’autoinganno”. È un libro bello, ben scritto, con incastri
spaziotemporali superirusciti, con l’inganno dell’amore vero, con la delusione
per un futuro professionale che svanisce, con la storia che ci travolge, con la
descrizione della Terra dagli occhi del primo cosmonauta, con le cose piccole
di una ragazza di paese che va a vivere in città e ha paura di perdere il tram.
Con quella belle descrizioni degli stati d’animo di inquietudine e felicità che
vivono gli innamorati. Le poche pagine che mi mancano alla fine le sto
centellinando perché so che mi mancheranno sia Rita che Manfred e tutti gli
altri.
Abbandonato,
com’era ampiamente prevedibile, il libretto degli/sugli Albanopower, poco stuzzicante
di fronte a tutte le altre cose che ancora ho voglia di leggere. In compenso ho
ascoltato di nuovo dopo un bel po’ di tempo Colapesce e, in accoppiata con Il cielo diviso, non potevo che
andare di nuovo in fissa con Restiamo in casa.
Per
compensare la bellezza di Christa
Wolf mi son letta Sonno, di Murakami Haruki. Un’edizione
Einaudi illustrata che, nel torpore domenicale, avrei voluto anche rititolare Noia o Banalità.
Il primo interrogativo: “Ma perché l’ho comprato?”, il secondo: “Ma perché non
spendevo meglio questi 15 euro?”, il terzo: “Ma perché gli scrittori famosi
sono famosi?”. Il racconto è breve. Una trentenne giapponese con una vita
normale, un figlio normale, un marito normale ma con “la faccia strana”, hobby
normali, routine quotidiana e blablabla, all’improvviso smette di dormire: e
che fa? riscopre la sua passione smisurata per i libri e la lettura; e che fa?
rilegge per tre volte di fila Anna Karenina mangiando cioccolata e bevendo
cognac, non ha più voglia di fare l’amore con suo marito, svolge le faccende di
casa come un’automa e si vede più giovane e bella. Finisce che non finisce, con
una sorta di conclusione aperta che dovrebbe avere su chi legge un effetto straniante.
A me ha dato solo fastidio. E pure le illustrazioni: terribile carta patinata,
dettagli su dettagli che si confondono tra loro. Ho cercato altri lavori
dell’illustratrice, Kat
Menschik, e molte cose mi son piaciute, ma questa accoppiata proprio non è
soddisfacente.
Ho
trovato pure una piccola recensione del libro sul Tuttolibri de La
Stampa che apre un varco per una critica al mercato editoriale e,
soprattutto, alle scelte dei grandi marchi. Non sarebbe male approfondire e
chiedere alle case editrici: abbiate più cura per favore dei vostri cataloghi,
delle vostre lettrici e dei vostri lettori. Sarà un caso che sempre meno si
legge e sempre più si “produce”?
Il
libro nuovo in lettura della settima è una “saggina” di Donzelli, una bella
collana che invece merita tutta la mia gratitudine, il libro è Filosofia
dei beni comuni di Laura Pennacchi. È un testo
ormai del 2012 che però mi sembra utile per capire alcune cose importanti del
rapporto pubblico-privato. Ma ho appena iniziato, più avanti vi dirò.
Infine,
due letture belle belle per i lettori e le lettrici under 6 anni, libri letti
per i nostri laboratori di lettura ad alta voce (quanto bisogna leggere per
scegliere cosa leggere!): Buon
viaggio, piccolino! di Beatrice
Alemagna e Sonno gigante, sonno piccino di Giusi Quarenghi e Giulia
Sagramola sono due bellissimi
albi illustrati della casa editrice Topipittori,
due ninna nanna speciali. E per restare in tema di sogni, sonni e notti: Nella notte buia di Bruno
Munari (ed. Corraini) è un buon modo per esplorare
l’oscurità.
Il
mio caro Harry ancora non l’ho abbandonato… anzi, sto finendo Il calice di fuoco e non vedo l’ora che si faccia sera
per trasferirmi ad Hogwarts!
Elisa Calabrò
se
avete voglia di leggere il post della scorsa settimana,
andate qui
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