mercoledì 28 gennaio 2015

Restiamo in casa

Il cielo diviso è proprio il libro giusto al momento giusto: “un bel giorno, ogni individuo scruta a ritroso la propria vita: con compiacimento, con rassegnazione, con la soddisfazione dell’autoinganno”. È un libro bello, ben scritto, con incastri spaziotemporali superirusciti, con l’inganno dell’amore vero, con la delusione per un futuro professionale che svanisce, con la storia che ci travolge, con la descrizione della Terra dagli occhi del primo cosmonauta, con le cose piccole di una ragazza di paese che va a vivere in città e ha paura di perdere il tram. Con quella belle descrizioni degli stati d’animo di inquietudine e felicità che vivono gli innamorati. Le poche pagine che mi mancano alla fine le sto centellinando perché so che mi mancheranno sia Rita che Manfred e tutti gli altri.



Abbandonato, com’era ampiamente prevedibile, il libretto degli/sugli Albanopower, poco stuzzicante di fronte a tutte le altre cose che ancora ho voglia di leggere. In compenso ho ascoltato di nuovo dopo un bel po’ di tempo Colapesce e, in accoppiata con Il cielo diviso, non potevo che andare di nuovo in fissa con Restiamo in casa.

Per compensare la bellezza di Christa Wolf mi son letta Sonno, di Murakami Haruki. Un’edizione Einaudi illustrata che, nel torpore domenicale, avrei voluto anche rititolare Noia o Banalità. Il primo interrogativo: “Ma perché l’ho comprato?”, il secondo: “Ma perché non spendevo meglio questi 15 euro?”, il terzo: “Ma perché gli scrittori famosi sono famosi?”. Il racconto è breve. Una trentenne giapponese con una vita normale, un figlio normale, un marito normale ma con “la faccia strana”, hobby normali, routine quotidiana e blablabla, all’improvviso smette di dormire: e che fa? riscopre la sua passione smisurata per i libri e la lettura; e che fa? rilegge per tre volte di fila Anna Karenina mangiando cioccolata e bevendo cognac, non ha più voglia di fare l’amore con suo marito, svolge le faccende di casa come un’automa e si vede più giovane e bella. Finisce che non finisce, con una sorta di conclusione aperta che dovrebbe avere su chi legge un effetto straniante. A me ha dato solo fastidio. E pure le illustrazioni: terribile carta patinata, dettagli su dettagli che si confondono tra loro. Ho cercato altri lavori dell’illustratrice, Kat Menschik, e molte cose mi son piaciute, ma questa accoppiata proprio non è soddisfacente.
Ho trovato pure una piccola recensione del libro sul Tuttolibri de La Stampa che apre un varco per una critica al mercato editoriale e, soprattutto, alle scelte dei grandi marchi. Non sarebbe male approfondire e chiedere alle case editrici: abbiate più cura per favore dei vostri cataloghi, delle vostre lettrici e dei vostri lettori. Sarà un caso che sempre meno si legge e sempre più si “produce”?

Il libro nuovo in lettura della settima è una “saggina” di Donzelli, una bella collana che invece merita tutta la mia gratitudine, il libro è Filosofia dei beni comuni di Laura Pennacchi. È un testo ormai del 2012 che però mi sembra utile per capire alcune cose importanti del rapporto pubblico-privato. Ma ho appena iniziato, più avanti vi dirò.

Infine, due letture belle belle per i lettori e le lettrici under 6 anni, libri letti per i nostri laboratori di lettura ad alta voce (quanto bisogna leggere per scegliere cosa leggere!): Buon viaggio, piccolino! di Beatrice Alemagna e Sonno gigante, sonno piccino di Giusi Quarenghi e Giulia Sagramola sono due bellissimi albi illustrati della casa editrice Topipittori, due ninna nanna speciali. E per restare in tema di sogni, sonni e notti: Nella notte buia di Bruno Munari (ed. Corraini) è un buon modo per esplorare l’oscurità.

Il mio caro Harry ancora non l’ho abbandonato… anzi, sto finendo Il calice di fuoco e non vedo l’ora che si faccia sera per trasferirmi ad Hogwarts!

Elisa Calabrò

se avete voglia di leggere il post della scorsa settimana, 

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