mercoledì 14 gennaio 2015

La fortuna di scegliere un libro nuovo per la settimana

Ma quale vergogna letteraria! Alla fine Harry Potter si rivelò il “libro rifugio” perfetto: divertente, interessante, con una certa attenzione nel linguaggio, con un meccanismo di suspense ben congegnato e con alcuni punti di divertimento, è stato il mio “libro più letto sotto le coperte” in questa settimana. Finito il primo volume sono già passata al secondo capitolo della serie e spero di mantenere l’interesse alto per tutti gli altri e arrivare alla fine con soddisfazione. Vediamo intanto se La camera dei segreti manterrà le aspettative per questa settimana…

Finito anche Tra i castagni dell’Appennino. Ogni tanto Marco Aime, e soprattutto nelle pagine finali di “conclusione”, mi è sembrato davvero troppo il fan esaltato ed orgoglioso di suggerire una certa affinità con il “maestro” Guccini che, tra l’altro, rispondeva spesso alle sue lunghe, articolate ed elaborate domande con un laconico sì, no, dipende, non so. Poi ho pensato che forse mi dava fastidio l’atteggiamento di Aime perché, in fondo, questo personaggio mitico Guccini lo è anche per me, per lo meno lo ha rappresentato negli anni della mia adolescenza e quindi è un po’ come sentirsi derubati di una confidenza e vicinanza che solo tu vorresti avere con il tuo mito, perché tu sì che lo conosci bene bene e non avresti mai fatto quella domanda lì che potrebbe infastidire… A me sta fissazione di Guccini è durata a lungo, ricordo due cose fondamentali, anzi tre: le prime ricerche su internet che mi hanno portato a raccogliere una marea, ma veramente una marea, di immagini e fotografie di Guccini in tutte le salse e di tutte le dimensioni. Era una specie di ricerca compulsiva (anche per scoprire le potenzialità dell'internet nel 1998!). Altro ricordo importante il mio primo concerto in assoluto a sedici anni a Firenze, con tutta la famigliola riunita. Io e mio fratello avanti “da soli” in mezzo a tutta la folla, i miei indietro (ma chissà dove con il fratello più piccolo che era veramente piccolo) il primo concerto davvero, il momento in cui capisci che cosa vuol dire condividere con altri una passione musicale, ascoltare dal vivo parole e musica che sembrano lontane e che poi invece si rivelano “toccabili”. Il terzo ricordo lo condivido gelosamente con altre persone e con il rammarico di non essere stata presente (più mi sforzo e meno ricordo perché non c’ero): la laurea di Cesca a Bologna, la dedica e la foto di rito, una foto che so a memoria anche se appunto io non ero lì. Comunque per tornare a Marco Aime, se non avete letto molto su Guccini e se vi interessa sondare l’aspetto socio-antropologico o se avete voglia di sapere che ne pensa oggi di sé il cantautore di Pàvana – il libro è uscito a dicembre del 2014 – vale la pena leggere queste conversazioni informali e appassionate.

Tra i libri letti della settimana due sono “piccoli” e super intensi.
Comincio con Israele/Palestina. La retorica della coesistenza di Ilan Pappé. Moltissime cose bisognerebbe scrivere su questo libro. Mi limito solo ad evidenziare alcuni punti per cui, secondo me, merita di essere letto. La prospettiva dello storico antisionista si focalizza su un aspetto non sempre adeguatamente sottolineato: il carattere “colonialista” del rapporto Israele/Palestina «…benché la storia della Palestina, dai suoi inizi fino a oggi, non sia stata altro che una storia di mero colonialismo ed espropriazione – il mondo la tratta invece come una storia “complessa”, difficile da capire e impossibile da risolvere.» In qualche modo, dunque, Pappé suggerisce una “semplificazione” del problema che porti ad un’immediata comprensione della realtà e all’elaborazione di una “strategia” definitiva. Ammettere che la politica israeliana sia, senza mezzi termini, colonialista, comprendere che si sta mettendo in atto un progetto che ha le caratteristiche della politica coloniale del XIX secolo e applicare questo paradigma alla Palestina dovrebbe portare ad un giudizio senza dubbio negativo sull’operato di Israele da parte della società occidentale e alla presa di coscienza della necessità di contrastare questo colonialismo anacronistico in maniera decisa. Per proseguire dunque bisognerebbe procedere con una “decolonizzazione” e non con un “processo di pace” che in questi anni ha rilevato una profonda discrepanza tra quanto detto e sottoscritto a livello “governativo-burocratico” e quanto invece accaduto sul territorio. Il movimento che si descrive in questo saggio – sostenuto da attivisti di Israele, Palestina e tutto il mondo – si ispira al modello del movimento di solidarietà contro l’apartheid e lo storico israeliano lo presenta con l’evidente speranza che questo nuovo modello possa, finalmente, superare la retorica e incidere sulla realtà. Il libro fa parte di una bella collana di nottetempo, i sassi.
Come i problemi globali diventano locali è invece una raccolta di alcuni contributi (di Francesca Longo, Antonello Mangano, Gianni Piazza e Pietro Saitta) edita da terrelibere.org sul tema dell’attivismo e della capacità del singolo di incidere sulla realtà per mezzo del "butterfly effect". È utile per capire alcuni nessi e connessioni tra eventi che fanno parte del nostro quotidiano e che non pensiamo possano avere collegamento con la grande politica internazionale. È interessante perché procede anche nel senso opposto: ovvero racconta come i problemi locali, che apparentemente incidono solo su un ristretto territorio,esercitano influenza anche sulle dinamiche globali, come nel caso delle proteste contro le basi militari statunitensi in Italia. E giusto perché la mobilitazione non è mai troppa vi segnalo un gruppo che si sta muovendo nella Valle del Mela per la difesa del territorio. Più info le trovate qui.

Questa settimana sono stata una lettrice diligente e ho finito tutti i libri in sospeso (a parte Harry Potter puntata due…) e inserisco nella lista anche due libri che ho letto per i laboratori per bambini e bambine di Ossidi di Ferro, il primo ve lo consiglio proprio tanto, è Cimpa. La parola misteriosa di Caterina Sobral, edito da la Nuova frontiera Junior (qui il booktrailer), l’altro lo consiglio un po’ meno, è Matisse di Patricia Geis, edito da Panini. Un libro ibrido tra il didascalico, l’interattivo, il gioco e l’enciclopedia per ragazzi. La cosa che più mi è piaciuta è il pesce rosso.


E ora arriva il momento più bello, la fortuna di scegliere un libro nuovo per la settimana, anche se… Orin Incandenza è lì che mi “fissa” da troppo tempo ormai in bilico dentro il librone del mitico DFW che oscilla tra lo status di “libro abbandonato” e quello di “libro da finire”…

Elisa Calabrò


se avete voglia di leggere il post della scorsa settimana, 
andate qui

2 commenti:

  1. harry potter è una droga, in inglese ancora di più;)

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  2. È bello [e soddisfacente] vedere che una profonda e agguerrita detrattrice della letteratura "fantastica" si sia lasciata appassionare da Potter! Appena finirai quella saga ti consiglio, finalmente!, "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco", di cui parlammo tanto tempo fa qui: http://rivistacapperi.blogspot.it/2011/09/letture-sotto-la-crema-solare-50.html

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