Ma quale vergogna letteraria! Alla fine Harry Potter si
rivelò il “libro rifugio” perfetto: divertente, interessante, con una certa
attenzione nel linguaggio, con un meccanismo di suspense ben congegnato e con
alcuni punti di divertimento, è stato il mio “libro più letto sotto le coperte”
in questa settimana. Finito il primo volume sono già passata al secondo
capitolo della serie e spero di mantenere l’interesse alto per tutti gli altri
e arrivare alla fine con soddisfazione. Vediamo intanto se La camera dei
segreti manterrà le aspettative per questa settimana…
Finito anche Tra i castagni dell’Appennino. Ogni tanto Marco
Aime, e soprattutto nelle pagine finali di “conclusione”, mi è sembrato davvero
troppo il fan esaltato ed orgoglioso di suggerire una certa affinità con il “maestro”
Guccini che, tra l’altro, rispondeva spesso alle sue lunghe, articolate ed
elaborate domande con un laconico sì, no, dipende, non so. Poi ho pensato che
forse mi dava fastidio l’atteggiamento di Aime perché, in fondo, questo personaggio
mitico Guccini lo è anche per me, per lo meno lo ha rappresentato negli anni
della mia adolescenza e quindi è un po’ come sentirsi derubati di una
confidenza e vicinanza che solo tu vorresti avere con il tuo mito, perché tu sì
che lo conosci bene bene e non avresti mai fatto quella domanda lì che potrebbe
infastidire… A me sta fissazione di Guccini è durata a lungo, ricordo due cose
fondamentali, anzi tre: le prime ricerche su internet che mi hanno portato a
raccogliere una marea, ma veramente una marea, di immagini e fotografie di
Guccini in tutte le salse e di tutte le dimensioni. Era una specie di ricerca
compulsiva (anche per scoprire le potenzialità dell'internet nel 1998!). Altro ricordo importante il mio primo concerto in assoluto a sedici
anni a Firenze, con tutta la famigliola riunita. Io e mio fratello avanti “da
soli” in mezzo a tutta la folla, i miei indietro (ma chissà dove con il
fratello più piccolo che era veramente piccolo) il primo concerto davvero, il
momento in cui capisci che cosa vuol dire condividere con altri una passione musicale,
ascoltare dal vivo parole e musica che sembrano lontane e che poi invece si
rivelano “toccabili”. Il terzo ricordo lo condivido gelosamente con altre
persone e con il rammarico di non essere stata presente (più mi sforzo e meno
ricordo perché non c’ero): la laurea di Cesca a Bologna, la dedica e la foto di
rito, una foto che so a memoria anche se appunto io non ero lì. Comunque per
tornare a Marco Aime, se non avete letto molto su Guccini e se vi interessa sondare l’aspetto socio-antropologico o se avete voglia di sapere che ne pensa
oggi di sé il cantautore di Pàvana – il libro è uscito a dicembre del 2014 – vale
la pena leggere queste conversazioni informali e appassionate.
Tra i libri letti della settimana due sono “piccoli” e super
intensi.
Comincio con Israele/Palestina. La retorica della
coesistenza di Ilan Pappé. Moltissime cose bisognerebbe scrivere su questo
libro. Mi limito solo ad evidenziare alcuni punti per cui, secondo me, merita
di essere letto. La prospettiva dello storico antisionista si focalizza su un
aspetto non sempre adeguatamente sottolineato: il carattere “colonialista” del
rapporto Israele/Palestina «…benché la storia della Palestina, dai suoi inizi
fino a oggi, non sia stata altro che una storia di mero colonialismo ed
espropriazione – il mondo la tratta invece come una storia “complessa”,
difficile da capire e impossibile da risolvere.» In qualche modo, dunque, Pappé
suggerisce una “semplificazione” del problema che porti ad un’immediata
comprensione della realtà e all’elaborazione di una “strategia” definitiva. Ammettere che la politica israeliana sia, senza mezzi termini, colonialista,
comprendere che si sta mettendo in atto un progetto che ha le caratteristiche della politica coloniale del XIX secolo
e applicare questo paradigma alla Palestina dovrebbe portare ad un
giudizio senza dubbio negativo sull’operato di Israele da parte della società occidentale e alla presa di coscienza della necessità di
contrastare questo colonialismo anacronistico in maniera decisa. Per proseguire
dunque bisognerebbe procedere con una “decolonizzazione” e non con un “processo
di pace” che in questi anni ha rilevato una profonda discrepanza tra quanto
detto e sottoscritto a livello “governativo-burocratico” e quanto invece
accaduto sul territorio. Il movimento che si descrive in questo saggio –
sostenuto da attivisti di Israele, Palestina e tutto il mondo – si ispira al
modello del movimento di solidarietà contro l’apartheid e lo storico israeliano
lo presenta con l’evidente speranza che questo nuovo modello possa, finalmente,
superare la retorica e incidere sulla realtà. Il libro fa parte di una bella
collana di nottetempo, i sassi.
Come i problemi globali diventano locali è invece una
raccolta di alcuni contributi (di Francesca Longo, Antonello Mangano, Gianni
Piazza e Pietro Saitta) edita da terrelibere.org sul tema dell’attivismo e
della capacità del singolo di incidere sulla realtà per mezzo del "butterfly effect". È utile per capire alcuni
nessi e connessioni tra eventi che fanno parte del nostro quotidiano e che non
pensiamo possano avere collegamento con la grande politica internazionale. È interessante
perché procede anche nel senso opposto: ovvero racconta come i problemi locali,
che apparentemente incidono solo su un ristretto territorio,esercitano influenza
anche sulle dinamiche globali, come nel caso delle proteste contro le basi
militari statunitensi in Italia. E giusto perché la mobilitazione non è mai troppa vi segnalo un
gruppo che si sta muovendo nella Valle del Mela per la difesa del territorio.
Più info le trovate qui.
Questa settimana sono stata una lettrice diligente e ho finito
tutti i libri in sospeso (a parte Harry Potter puntata due…) e inserisco nella lista anche due libri che ho letto per i laboratori per bambini e bambine di Ossidi di Ferro, il primo ve lo
consiglio proprio tanto, è Cimpa. La parola misteriosa di Caterina Sobral,
edito da la Nuova frontiera Junior (qui il booktrailer), l’altro lo consiglio
un po’ meno, è Matisse di Patricia Geis, edito da Panini. Un libro ibrido tra
il didascalico, l’interattivo, il gioco e l’enciclopedia per ragazzi. La cosa
che più mi è piaciuta è il pesce rosso.
E ora arriva il momento più bello, la fortuna di scegliere
un libro nuovo per la settimana, anche se… Orin Incandenza è lì che mi “fissa”
da troppo tempo ormai in bilico dentro il librone del mitico DFW che oscilla tra lo status di “libro
abbandonato” e quello di “libro da finire”…
Elisa Calabrò
se avete voglia di leggere il post della scorsa settimana,
andate qui
harry potter è una droga, in inglese ancora di più;)
RispondiEliminaÈ bello [e soddisfacente] vedere che una profonda e agguerrita detrattrice della letteratura "fantastica" si sia lasciata appassionare da Potter! Appena finirai quella saga ti consiglio, finalmente!, "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco", di cui parlammo tanto tempo fa qui: http://rivistacapperi.blogspot.it/2011/09/letture-sotto-la-crema-solare-50.html
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