Nel silenzio più irreale come solo il silenzio vero può
apparire, in un non_spazio e non_tempo, d’un non_tratto accadde qualcosa per
cui, miliardi di anni dopo, io adesso scrivo, qui seduto di fronte a un
computer la cui materia era già in quel non_momento lì, quello che chiamano big
bang, il grande scoppio [che non è un famoso fruitore di droghe che con esse si
è fuso il cervello].
Da quello scoppio cominciò la materia, lo spazio, cominciò a
scorrere il tempo, la luce, lo spaurimento delle stelle, delle galassie, le
grosse pietre come pianeti.
Ogni cosa ebbe fragorosamente [forse senza il minimo suono]
inizio con e da un’esplosione come non se ne erano mai viste prima
[letteralmente] e quasi certo come non se ne vedranno più dopo.
Per esistere bisogna esplodere, venir fuori d’un fiato o di
un botto e così, come pitoni mitologici, ci siamo fermati, ci siamo induriti la
pelle e, poi, bang!
becco sotto guscio
becco sotto guscio
bollicine contro tappo
lacrima da dotto
vapore intermittente per coperchio
fuoco d'artificio
vagito da urlo
Qui si esplode, per non implodere.
F. Alessandro Motta
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