In questa settimana ho oscillato tra le riflessioni sulla morte di Harry Potter e l'ordine della fenice (finito, bellissimo), l'analisi e l'osservazione dei processi sociali, culturali ed economici che caratterizzano la "gestione del bene comune" nel saggio di Laura Pennacchi e i mille e più input che mi sta dando L'ordine simbolico della madre.
Mi rendo conto, tra l'altro, di quanto il mio interesse verso l'educazione e la formazione (di adulti e bambin*) sia ormai preponderante, perché non riesco a fare a meno di trovare rimandi e spunti interessanti per una "revisione" dei modelli educativi, e per l'elaborazione di nuove strategie (io, che non sono formatrice ma che credo di avere un'attitudine da "maestra").
Il lavoro filosofico che conduce Muraro, infatti, mi aiuta anche a decostruire alcuni modi in cui "porgiamo" agli altri dei significati, con la convinzione che basti "dire" per "spiegare" e con una mancanza, spesso, di quella revisione e adattamento dei contenuti che ogni interlocutore, forse, meriterebbe.
Poi ho fatto una pausa e sono andata a ripescare sullo scaffale dei libri da leggere un librettino autoprodotto che mi ero proprio dimenticata, si intitolo Anni Tenebri ed è una raccolta di poesie di Piero Puleo, un amico di un mio amico, che a dire la verità, apprezzo di più per qualche trovata grafica che non per i suoi versi. Mi è venuto dunque lo schiribizzo di contare quanti "poeti e poetesse" io conosca, provenienti dalla mia ridente città o dai dintorni: ne ho contati più di dieci. Ora, lasciatemi fare la stronza, ma... com'è possibile che tutta questa poesia si concentri in così pochi chilometri quadrati? Forse sono io che non riesco ad apprezzare l'ars di questi poeti e di queste poetesse? Nel dubbio, vi invito, car* concittadin* a leggere di più e poetare di meno!
Ed infine, il libro nuovo, appena cominciato e già molto apprezzato: Matematica congolese di In Koli Jean Bofane, edito da 66thand2nd, casa editrice che consiglio di seguire soprattutto se vi interessano la letteratura straniera e le traduzioni. Célio, il protagonista, crede nella matematica, ci crede proprio come strumento di decodifica della realtà e aiuto concreto per superare le difficoltà. Ci crede da quando, ragazzino, lesse su un libro di matematica ereditato dal padre (morto qualche tempo prima) una frase rivelatrice "Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta..." e il resto la sapete anche voi. Ma ancora di più... "a volte, addirittura, nel valutare i suoi simili, gli era tornato utile sapere che due piramidi, siano esse rette o oblique, sono equivalenti se hanno la stessa base e la stessa altezza. L'apparenza non contava, bisognava saper misurare quello che c'era all'interno, come per gli esseri umani." La lettura procede rapida, la storia è interessante, attuale e ci dà qualche speranza.
Elisa Calabrò
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