Questa settimana “solo” due letture (a parte Harry Potter e
l’ordine della Fenice, chiaramente…).
Avendo intrapreso un percorso di lettura “impegnativa” con
Filosofia dei beni comuni di Laura Pennacchi (Donzelli) mi sono sentita pronta per colmare
una grande lacuna (almeno per me) con L’ordine simbolico della madre di Luisa
Muraro.
È un testo piuttosto complesso anche perché lo leggo dopo aver letto
molti altri libri sul, del, per il pensiero femminista e avendo un’esperienza
della pratica femminista che sicuramente è più ampia e interiorizzata rispetto
all’elaborazione filosofica e storica. Quindi mi ritrovo a riconoscere nel testo
alcuni aspetti della mia vita quotidiana che mai avevo (e avrei) ponderato come
fa Muraro e mi ritrovo a confutare alcune elaborazioni che invece non
rispecchiano affatto né la mia pratica né la mia convinzione. Ho sinceramente
timore a spendere tante parole su questo libro proprio per la rilevanza che ha
avuto nell’elaborazione del pensiero femminista. È un libro che consiglio molto
e sarebbe bello se si riuscisse a raccogliere questo spunto: “L'ordine
simbolico della madre è un libro controverso perché è una scommessa non vinta,
ma neppure persa. È una scommessa ancora aperta. È un libro che tenta qualcosa
e chiama altre a lavorare su quel tentativo. Però alcuni non l'hanno fatto, non
hanno raccolto la scommessa.” [appunti raccolti da Laura Colombo e Sara Gandini
durante una lezione di Luisa Muraro tenuta alla Libreria delle donne di Milano].
Questo libro, così come un altro fondamentale per me - e chiaramente non solo
per me - Le tre ghinee di Virginia Woolf, mi è stato prestato da “la zia Anna
di Palermo”.
E questo è importante per un altro discorso che in questi giorni
cerco di dipanare: la voglia di leggere da dove viene? Può essere indotta?
Stimolata? Creata in altri e prima ancora in se stessi? Si è saputo qualche
giorno fa che i lettori e le lettrici in Italia sono diminuiti molto nell’ultimo
anno, e allora l’Aie ha deciso di lanciare una grossa campagna di promozione
della lettura per fronteggiare il pericolo di un’epidemia di non lettori. C’è
chi aderisce convintamente, c’è chi protesta, chi ne approfitta per lamentarsi,
chi si indigna. E a me viene in mente “la zia Anna di Palermo” esempio
affascinante di persona che di sicuro leggeva, ha letto e leggerà moltissimo,
che sapeva e sa consigliare sempre il libro adatto. Ecco, “la zia Anna di
Palermo”, mi ha spinta a leggere non tanto per emulazione, ma per curiosità:
quante emozioni mi posso godere se leggo come lei? Quante cose posso elaborare
se leggo come lei? Quanta libertà posso conquistare se leggo come lei? E
quindi, per sperimentare, ho proprio preso “l’abitudine di leggere” e non l’ho
persa più. Cosa dovremmo fare dunque per tutelare la bellezza della lettura?
Forse proprio nient’altro che leggere ancora, incuriosirci e raccontare la
nostra passione e la sensazione di libertà che un libro può darci. Ho letto
ieri di un manifesto contro l’iniziativa dell’Aie, potete leggerlo anche voi
qui, ma ve lo segnalo soprattutto per il divertente aneddoto raccontato alla fine: come
fece Paco Ignacio Taibo II a far leggere sua figlia?
Le riflessioni sul rapporto madre-figlia mi fanno sempre
venire in mente Un’ora sola ti vorrei di Alina Marazzi, il trailer lo potete
vedere qui.
Elisa Calabrò
se avete voglia di leggere il post della scorsa
settimana,
andate qui
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