A gennaio 2015 ancora c’è chi, senza vergogna e senza paura,
racconta la favoletta de “la mafia di una volta…” Mi sono trovata l’altro
giorno in una sala d’attesa di una parrucchieria e ho sentito con molto stupore
un giovane parrucchiere, forse più giovane di me, che cercava di convincere una
signora non della qualità del colore per la tinta, ma della
bontà della proposta di Totò Riina: "scarceratemi e vi risolvo il problema dell’Isis".
Ora, non voglio aprire la discussione su carcere e dintorni, ma mi sembra
abnorme che si possa ancora credere alla retorica di una mafia buona, onorevole
e rispettosa, e che pregava sempre…
Al che, come antidoto a queste bestialità mi son letta
subito subito Strage di Natale del collettivo AAS di cui già avevo scritto
qualche settimana fa.
E ve lo consiglio moltissimo: un racconto efficace e sincero
sulla nostra ipocrisia e sul menefreghismo assai diffuso. In ambito di mafia,
certo, ma applicabile anche in altre occasioni.
Non ve lo perdete.
È finita, ahimè, per me e per loro, la storia d’amore tra
Rita e Manfred, come non sempre mi succede mi è dispiaciuto veramente molto
finire di leggere Il cielo diviso, ho cercato di rallentare il più possibile,
ma alla fine l’ultima frase è arrivata e mi duole fare spoiler ma la devo
citare: “Pareggia tutto il fatto che ci abituiamo a dormire tranquilli. Che
viviamo senza risparmiarci, come se ce ne fosse anche troppa di questa strana
sostanza ch’è la vita. Come se non dovesse avere mai fine”. Cercatelo e leggetelo,
è un romanzo di amore, crescita, delusione, lavoro, lotta, con due chicche
storiche che non si possono perdere (e almeno queste vi lascio il gusto di
scoprirle…)
Filosofia dei beni comuni si è rivelata, come da previsione,
una lettura impegnativa e che meriterà spazio e approfondimento in solitaria.
Preso e concluso in settimana invece un romanzo
autobiografico di Patrick Modiano, edito da Lantana. Primavera da cani è uno
dei tre testi che raccontano un po’ della vita del Premio Nobel. Io, per la
verità, l’ho letto con una punta di senso di colpa e di dovere: che fai, non te
lo leggi almeno uno del Nobel in carica? È una lettura facile e con spunti
interessanti. Soprattutto uno mi ha solleticato: come cambia il nostro rapporto
con i luoghi che viviamo quando cambiano le persone con cui li viviamo. Quando
finisce un amore, quando parte un amico, quando muore qualcuno che ci ha
accompagnato per le strade e le case e i negozi e i bar, come cambia il nostro
rapporto con quegli spazi? Un’altra pista è quella del legame con il passato
degli altri, la curiosità di conoscere cosa si nasconde dietro i visi, gli
occhi e i movimenti immortalati nelle fotografie. Qualcosa in più saprete anche
di Parigi e Robert Capa se vi lasciate appassionare da Modiano.
Adesso ho deciso di dedicarmi anema e core al mio Harry, ho
finito il Calice di fuoco e mi son lanciata a tutto andare ne L’Ordine della
Fenice e non vedo l’ora di proseguire!
Elisa Calabrò
se avete voglia di leggere il post della scorsa settimana,
andate qui
e per caso entro in Capperi e trovo ancora parole spese per AAS.. Elisa, mille grazie!
RispondiEliminaSulla mafia buona c'è tanto da dire... la convinzione è forte, soprattutto tra le nuove generazioni che confondono via D'Amelio con un film di Spielberg.
GD