mercoledì 4 febbraio 2015

Il cielo è sempre il primo ad essere diviso

A gennaio 2015 ancora c’è chi, senza vergogna e senza paura, racconta la favoletta de “la mafia di una volta…” Mi sono trovata l’altro giorno in una sala d’attesa di una parrucchieria e ho sentito con molto stupore un giovane parrucchiere, forse più giovane di me, che cercava di convincere una signora non della qualità del colore per la tinta, ma della bontà della proposta di Totò Riina: "scarceratemi e vi risolvo il problema dell’Isis". Ora, non voglio aprire la discussione su carcere e dintorni, ma mi sembra abnorme che si possa ancora credere alla retorica di una mafia buona, onorevole e rispettosa, e che pregava sempre…
Al che, come antidoto a queste bestialità mi son letta subito subito Strage di Natale del collettivo AAS di cui già avevo scritto qualche settimana fa.
E ve lo consiglio moltissimo: un racconto efficace e sincero sulla nostra ipocrisia e sul menefreghismo assai diffuso. In ambito di mafia, certo, ma applicabile anche in altre occasioni.
Non ve lo perdete.

È finita, ahimè, per me e per loro, la storia d’amore tra Rita e Manfred, come non sempre mi succede mi è dispiaciuto veramente molto finire di leggere Il cielo diviso, ho cercato di rallentare il più possibile, ma alla fine l’ultima frase è arrivata e mi duole fare spoiler ma la devo citare: “Pareggia tutto il fatto che ci abituiamo a dormire tranquilli. Che viviamo senza risparmiarci, come se ce ne fosse anche troppa di questa strana sostanza ch’è la vita. Come se non dovesse avere mai fine”. Cercatelo e leggetelo, è un romanzo di amore, crescita, delusione, lavoro, lotta, con due chicche storiche che non si possono perdere (e almeno queste vi lascio il gusto di scoprirle…)

Filosofia dei beni comuni si è rivelata, come da previsione, una lettura impegnativa e che meriterà spazio e approfondimento in solitaria.

Preso e concluso in settimana invece un romanzo autobiografico di Patrick Modiano, edito da Lantana. Primavera da cani è uno dei tre testi che raccontano un po’ della vita del Premio Nobel. Io, per la verità, l’ho letto con una punta di senso di colpa e di dovere: che fai, non te lo leggi almeno uno del Nobel in carica? È una lettura facile e con spunti interessanti. Soprattutto uno mi ha solleticato: come cambia il nostro rapporto con i luoghi che viviamo quando cambiano le persone con cui li viviamo. Quando finisce un amore, quando parte un amico, quando muore qualcuno che ci ha accompagnato per le strade e le case e i negozi e i bar, come cambia il nostro rapporto con quegli spazi? Un’altra pista è quella del legame con il passato degli altri, la curiosità di conoscere cosa si nasconde dietro i visi, gli occhi e i movimenti immortalati nelle fotografie. Qualcosa in più saprete anche di Parigi e Robert Capa se vi lasciate appassionare da Modiano.


Adesso ho deciso di dedicarmi anema e core al mio Harry, ho finito il Calice di fuoco e mi son lanciata a tutto andare ne L’Ordine della Fenice e non vedo l’ora di proseguire!

Elisa Calabrò

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1 commento:

  1. e per caso entro in Capperi e trovo ancora parole spese per AAS.. Elisa, mille grazie!
    Sulla mafia buona c'è tanto da dire... la convinzione è forte, soprattutto tra le nuove generazioni che confondono via D'Amelio con un film di Spielberg.
    GD

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