lunedì 24 maggio 2010

La fattoria degli animali


Prendi un popolo oppresso da una tirannide odiosa. Dagli un sogno, insegnagli che esistono ideali nobili, lasciagli attraversare le dita dal vento della libertà. È così che nasce la democrazia, dopo tempi difficili e tragici.
Quel popolo, una volta ottenuta giustizia e rettitudine, sarà più felice. Si ergerà al di sopra delle macerie. Prenderà le rovine e le trasformerà in nuove case. Prenderà il passato e ne farà esperienza. Prenderà i ricordi più bui e saranno i sassi che chiuderanno il sentiero che non dovrà più essere percorso.
Saranno scritte nuove regole, che garantiranno equità per ogni individuo elevato al rango di persona. Verranno nuovi capi e saranno gli alleati della gente ordinaria e per essa realizzeranno progetti grandiosi, per il bene comune. Gli operai offriranno la forza e il sudore delle loro spalle. Le madri daranno il loro conforto e il loro abbraccio. E ci saranno i sognatori, che penseranno per tutti, quando tutti gli altri saranno troppo stanchi per farlo, e che soffieranno per sempre nelle vele della speranza.
Dai tutto questo a un popolo. E malgrado ciò, ad un certo punto, spunteranno i cinici che non crederanno alle parole dei sognatori perché vedranno solo le crepe, inevitabili in ogni cosa che si costruisce, e che loro contribuiranno a rendere più grandi e insicure. Verranno i furbi, a promettere il meglio col loro sorriso astuto senza dire che il meglio arriverà e sarà solo per pochi. Verranno i violenti, a latrare quando la gente ricorderà loro che le regole erano altre, che alla fine tutti gli uomini sono uguali e la violenza non è una soluzione. Ma senza successo. Verranno i poeti di regime che canteranno le gesta dei nuovi padroni e dei nuovi tiranni, e non importa niente che queste siano vere. Conterà soltanto che la gente, ormai ridotta a pubblico, vi creda.
Come pecore, le persone verranno condotte dai grandi comunicatori in un recinto, a imparare a memoria che ciò che fino a ieri è stato abietto da adesso è buono e auspicabile. E quando qualcuno cercherà di ricordar loro le leggi di un tempo, queste beleranno che solo in nuovo ordine è buono e le loro voci, perché tante, saranno assordanti e copriranno libertà, democrazia e diritto. E sarà il trionfo di pochi, di quelli che detengono il potere della ricchezza, di quelli che controllano l’informazione e che fanno della propria terra un posto meno libero e meno bello da vivere.
No, non sto parlando dell’Italia di oggi. Si tratta solo un romanzo, per fortuna. Basterà sostituire il pubblico al gregge, gli operai e le madri ai cavalli, i cinici agli asini, i violenti ai cani e i furbi ai maiali. E se dopo questo esercizio di fantasia, anche voi guarderete dagli uomini di oggi ai maiali e dai maiali agli uomini di oggi e vi sarà impossibile distinguere fra i due capirete perché Orwell è un genio intramontabile e perché La fattoria degli animali, al pari di ogni opera che racconta il presente attraverso suggestioni e immagini di altri tempi, è un’opera assoluta, imperitura e tragicamente attuale.


Dario Accolla

Nessun commento:

Posta un commento