giovedì 8 luglio 2010

Barcellona Opg

Io sono depresso, sono alcolista, da un mese ho finito di scontare la mia pena, però sono ancora qua, aspetto che il mio avvocato riesca a trovare un modo per farmi tornare a Favara, ma intanto devo stare qua. C’è un posto bellissimo vicino casa mia dove si mangia pesce spettacolare, non come i bastoncini che ci danno qua (tutto fritto, c’abbiamo tutti il colesterolo, ma quelli ci dicono che sono al forno, che ce li dobbiamo mangiare per forza). Quando ti capita di andare a Porto Empedocle gli devi dire che ti manda Turuzzu u’mbriacuni, tutti mi conoscono, io sono geometra, lavoravo al catasto, e se vai da questo mio amico qua, lui ti fa mangiare le cose più buone che ha, glielo dici che sei amica mia e lui ti farà un trattamento di favore, ti scrivo l’indirizzo [io non ho la penna, ho dovuto lasciare la mia borsa, compresa carta, penna e macchina fotografica nell’armadietto all’ingresso] ma la penna non ce l’ho, non ce la fanno tenere, aspe che gliela chiedo alla guardia [la guardia con la penna nel taschino passa dopo cinque secondi], agente, me la presta la penna che gli devo scrivere un indirizzo a questa amica mia? [l’agente risponde che penna non ne ha], vabbè te lo ricordi a memoria. Io tante cose mi devo per forza ricordare a memoria e me le ripasso ogni giorno così non me le scordo. Mi bravo è stu caruso che sona, ma di dov’è? Di barcellona è? Ah, di Castelmola? Io una volta sono andato ad un centro estivo a Catania, c’erano tante animatrici brave, pure gli psichiatri erano bravi là, una struttura bellissima, ci facevano fare un sacco di cose, qua le vedi queste luci colorate, le dovrebbero accendere per le feste, io mai le ho viste accese, o forse non me lo ricordo. Qua fuori c’è caldo, caldissimo, ma meglio che stare nella stanza, otto siamo, e non ti cuntu comu stamu, c’è chi non si lava, chi sta male e non si alza dal letto, tanti siamo e d’estate che vuoi, si suda e c’è puzza. Qua resti? Che vado a vedere se recupero le sigarette per stasera, io sono alcolista, e quindi fumo molto per tamponare. Qua ti trovo?

[tutti spinti al di là della linea bianca per godere di due ore esatte di diversivo]

La musica ci vuole, guarda come applaudono soddisfatti, basta poco per distrarli, ma bisogna sempre stare attenti, basta poco e la situazione può degenerare, li vedi là, li vedi guai ad uscire un pacco di sigarette che te li ritrovi tutti ‘mpicciati i supra. Quello grida sempre, dice che qua sta male, che vede i fantasmi, che gli hanno fatto la magia nera, nel suo paese là in Africa si usano queste cose, ma ora che grida niente fa, non vi preoccupate, dice w la polizia penitenziaria, ma ora aspetta che una strattonata gliela vado a dare che mi pare che si sta esaltando troppo e poi stasera...

[alle otto in punto cominciano a rimandarli nei reparti, sulle nostre autorizzazioni non c’era scritto l’orario di uscita, ovvio, perché l’orario d’uscita lo decidono loro, senza alcun tipo di proroga]

Ora me ne devo tornare nella stanza, ma voi venite di nuovo, vero? Che qua niente facciamo, ora poi che è estate solo caldo c’è qua, io mai ti avevo vista, sei nuova sei? Sei della parrocchia? Ahaaa di un’altra parrocchia tu sei? M’è piaciuto sto concertino, ma lo vedi a quello che balla Celentano?!!! Pacciu è! Ma d’altronde, all’Opg semu, chi ti spittavi? Ma st’adesivi con il fantasma chi su? Per la paura? Ah, contro la paura? E niautri oramai di chi avemu aviri scantu, puru u scantu ni passoi.

Elisa Calabrò

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