venerdì 18 marzo 2016

Cucunci | #3 I Dialoghi del Corpo












LUI: Ma ascoltami almeno, ascoltami, per piacere.
LEI: Che cosa debbo ascoltare dopo diciassette anni che ascolto. Diciassette anni che mi hai strappata a mio marito, al mio focolare.
LUI: Ma questo non ha niente a che vedere con la questione.
LEI: Quale questione?
LUI: Quella di cui stiamo parlando.
LEI: Basta, non ci sono più questioni. La chiocciola e la tartaruga sono la stessa bestia.
LUI: No, non sono la stessa bestia.
LEI: Sì, la stessa.
LUI: Ma chiunque te lo dirà.
LEI: Chiunque chi? La tartaruga non ha il guscio? Rispondi.
LUI: E allora?
LEI: La chiocciola non ce l’ha?
LUI: Sì. E allora?
LEI: La tartaruga e la chiocciola non si chiudono forse nel loro guscio?
LUI: Sì, e allora?
LEI: La tartaruga, o chiocciola, non è un animale lento come una tartaruga o lento come una lumaca? E la lumaca, cioè la tartaruga, forse che non striscia?
LUI: Non allo stesso modo.
LEI: Non allo stesso modo che cosa? Vuoi dire che la chiocciola non striscia?
LUI: No.
LEI: Allora vedi bene che è una tartaruga.
LUI: Ma no.
LEI: Testardo, lumacone! Spiega perché.
LUI: Perché.
LEI: La tartaruga, cioè la chiocciola, passeggia con la sua casa sulla schiena.
LUI: La lumaca è imparentata con la chiocciola. è una chiocciola senza casa. Per contro la tartaruga non ha niente a che vedere con la lumaca. Ah! Vedi? Vedi che non hai ragione.
LEI: Ma spiegami, spiegami, zoologo, perché non avrei ragione.
LUI: Perché…
LEI: Forza, fuori le differenze, se sei capace di trovarne.
LUI: Perché… le differenze… Ci sono delle rassomiglianze, non posso negarlo.
LEI: Allora perché ti ostini a negare?
LUI: Le differenze sono… sono… è inutile, visto che non vuoi ammetterlo; e poi sono troppo stanco. Ho già spiegato tutto, non vorremo mica ricominciare adesso. Ne ho fin sopra i capelli.
LEI: Non vuoi spiegare perché hai torto e perché sei a corto di argomenti. Se tu fossi in buona fede lo confesseresti. Ma sei in mala fede, se sempre stato in mala fede.
LUI: Quante stupidaggini dici. Rifletti: la lumaca appartiene… o meglio la chiocciola… mentre la tartaruga…
LEI: Oh basta! Basta! Smettila! Non ne posso più di sentirti divagare.
LUI: Anch’io, non ne posso più di ascoltarti. Non voglio più ascoltare niente.

                Rumore di una forte esplosione

Tratto da Delirio a Due
Eugène Ionesco, Il Pedone dell’Aria. Delirio a Due, Giulio Einaudi editore, 1963. Titolo originale Le Piéton de l’Air – Délire à deux, Editions Gallimard, 1962, traduzione a cura di Gian Renzo Morteo.
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NELL: Che volevi, cocco? (Pausa). È per scopare?
NAGG: Dormivi?
NELL: Oh no!
NAGG: Bacetto.
NELL: Non si può.
NAGG: Proviamo.

Le teste si protendono faticosamente l’una verso l’altra, non riescono a toccarsi, si scostano.

NELL: Perché questa commedia tutti i santi giorni? (Pausa).
NAGG: Ho perso il mio dente.
NELL: Quando è successo?
NAGG: Ieri ce l’avevo.
NELL: (elegiaca) Ah, ieri!

Si voltano faticosamente l’uno verso l’altra.

NAGG: Mi vedi?
NELL: Male. E tu?
NAGG: Come?
NELL: Mi vedi?
NAGG: Male.
NELL: Meglio così, meglio così.
NAGG: Non dire queste cose. (Pausa). La nostra vista si è indebolita.
NELL: Sì.

Pausa. Distolgono il capo l’uno dall’altra.

NAGG: Mi senti?
NELL: Sì. E tu?
NAGG: Sì. (Pausa). Il nostro udito non si è indebolito.
NELL: Il nostro cosa?
NAGG: Il nostro udito.
NELL: No. (Pausa). Hai altro da dirmi?
NAGG: Ti ricordi…
NELL: No.
NAGG: L’incidente in tandem in cui abbiamo perso le gambe.

Ridono.

Tratto da Finale di Partita
Samuel Beckett, Finale di Partita, Giulio Einaudi editore, 1990, prima edizione, 1961. Titolo originale Fin de partie, Les Editions de Minuit, 1961, traduzione a cura di Carlo Fruttero.
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SECONDO OPERAIO: E dumani?
PRIMO OPERAIO: Chi?
SECONDO OPERAIO: Tu chi fai?
PRIMO OPERAIO: Dumani?
SECONDO OPERAIO: Eh.
PRIMO OPERAIO: Nenti. A duminica non fazzu nenti.
SECONDO OPERAIO: Ti suggi tardu, ah!
PRIMO OPERAIO: Tardu… all’ottu… e novi…
SECONDO OPERAIO: Io no. Io mi suggiu tardu.
PRIMO OPERAIO: A chi ura?
SECONDO OPERAIO: All’unnici… certi voti a menziornu.
PRIMO OPERAIO: E quantu dormi?
SECONDO OPERAIO: E c’ha fari?
PRIMO OPERAIO: Nesci.
SECONDO OPERAIO: Sì, allura, nesciu. E unni vaiu?
PRIMO OPERAIO: Chi nni sacciu. Tu nesci.
SECONDO OPERAIO: E cu cui? Sulu?
PRIMO OPERAIO: Non n’hai cumpagnia?
SECONDO OPERAIO: No.
PRIMO OPERAIO: Voi nesciri cu mia?
SECONDO OPERAIO: Quannu?
PRIMO OPERAIO: Dumani.
SECONDO OPERAIO: Cu tia?
PRIMO OPERAIO: Sì.
SECONDO OPERAIO: Tu nesci?
PRIMO OPERAIO: Tutt’i duminichi.
SECONDO OPERAIO: E unni vai?
PRIMO OPERAIO: Mi fazzu na passiata.
SECONDO OPERAIO: Cu cui?
PRIMO OPERAIO: Sulu.
SECONDO OPERAIO: Puru tu?
PRIMO OPERAIO: Sì.
SECONDO OPERAIO: Allura, dumani mi ghiami?
PRIMO OPERAIO: Certu.
SECONDO OPERAIO: Niscemu tutt’e dui.
PRIMO OPERAIO: Si non ghiovi.
SECONDO OPERAIO: E unn’annamu?
PRIMO OPERAIO: E poi videmu.
SECONDO OPERAIO: E si ghiovi?
PRIMO OPERAIO: Nni stamu a casa.
SECONDO OPERAIO: Ognuno a sò casa?
PRIMO OPERAIO: Si ghiovi.
SECONDO OPERAIO: Na iurnata a casa, sulu, senza fari nenti.
PRIMO OPERAIO: E chi voi fari?
SECONDO OPERAIO: No, nenti.
SECONDO OPERAIO: Poi veniri o stissu, però.
PRIMO OPERAIO: Unni?
SECONDO OPERAIO: A me casa.
PRIMO OPERAIO: Puru si ghiovi?
SECONDO OPERAIO: Certu.
PRIMO OPERAIO: E cchi facemu intra?

Tratto da 'Nta ll’aria
Tino Caspanello; Debora Pietrobono (a cura di), Senza Corpo. Voci della nuova scena Italiana, minimum fax ‘nichel’, 2009.

Andrea Cafarella
Artwork: Gloria Di Bella

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