Compilation di racconti di cantautori italiani
Che il nostro cantautorato stia vivendo una fase di rinnovato e sferzante vigore è cosa ormai nota; nuove generazioni crescono e con esse rifioriscono i grandi nomi del passato, da Tenco a Battisti passando per Bindi, De Gregori, Conte, Dalla, Gaetano e molti altri.
Tuttavia, che dietro queste “giovani penne” (per citare gli amati Laghisecchi di Michele Mezzala) si celassero anche dei promettenti narratori non era cosa così scontata.
Il plauso va ad un'iniziativa di Chiara Baffa, freelance del mondo discografico ed editoriale indipendente nostrano, che - per Minimum fax - ha saggiamente deciso di chiamare a raccolta tredici nomi-simbolo del giovane e promettente cantautorato nazionale, con alla base un'idea semplice ma efficace: il raccontare, ma soprattutto il raccontarsi, entro la cornice di piccole storie che potrebbero benissimo diventare capitoli di romanzi di elevata qualità.
Potrà allora capitarvi di ritrovarvi a ridere da soli per la tragi-comica e genuina verve di Antonio Di Martino, alle prese con un tipico provincialismo tutto made in sicily («Bene, ma lei sa che musica faccio col mio gruppo? Sono canzoni scritte da me, con una vena un po' folk un po' rock», «Ma foc rock chi mi futti a mia!») e sogni di gloria da grande rocker consumato, salvo poi il dover fare i conti con “i piccoli inconvenienti” del mestiere.
Oppure lasciarvi trasportare dalla sottile, affilata autoironia di Max Collini che narra di come un semplice incontro in treno possa trasformarsi in una mini-catastrofe per l'autostima di un cantante, dalla delirante «analfabetica guida improbabile per improbabili musicisti in tour», un mini-prontuario contenente tutto ciò che dovete sapere nel caso in cui vi accorgeste di essere diventati dei musicisti di moderato successo, o ancora dalla sfrenata vita di provincia romagnola, sapientemente tratteggiata da Titano Gulmanelli dei Jang Senato, popolata da emblematiche e pittoresche figure locali ai limiti del mitologico.
Oppure vi va di scoprire quanto rocambolesche, inverosimili e complicate possano essere le circostanze che portino alla nascita di una canzone se vi chiamate Giuseppe Peveri, meglio noto come Dente?
Se, invece, preferite la vena introspettiva non potrete fare a meno di immergervi nel flusso di coscienza che Vasco Brondi ci offre con la sua solita immediata schiettezza poetica. Potrete così scoprire come si sente un artista subito dopo un'esibizione quando «è complicato doversi esprimere con persone che non conosci e che si aspettano qualcosa anche nel vuoto cosmico che hai dentro appena finito di suonare».
C'è anche la solita italietta d'avanspettacolo, quella di quei programmini inutili tipo Top of the pops tutti slogan e stacchetti, meravigliosamente raccontata da Rossano Lo Mele dei Perturbazione o la vena noir di Fabio De Min dei Non Voglio Che Clara o di Letizia Cesarini aka Maria Amtonietta che scava a fondo nelle viscere dei suoi incubi visionari.
E poi c'è il gran finale, affidato ad Andrea Appino dei Zen Circus, che tocca e commuove inaspettatamente, perché l'infanzia può custodire i ricordi più teneri ma anche più spietati, come un fardello che peserà per sempre (per fortuna o purtroppo) sulle nostre vite.
I nomi sono solo tredici, forse pochi, e ci si chiederà subito il perché di alcuni grandi assenti, da Benvegnù a Basile, Capovilla e molti altri, evidentemente lo spazio non sarebbe stato sufficiente ad ospitare tutti, ma ciò potrebbe lasciare ben sperare per un secondo capitolo di questa riuscitissima e nemmeno costosa compilation.
Marco Salanitri
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