Centocinquant’anni di storia unitaria al maschile; di ciò ci siamo tutti – chi più chi meno – nutriti: dalle poesie che imparavamo a memoria già dalle scuole elementari su Pisacane e i trecento che erano giovani e forti e che sono morti, sui fratelli Bandiera, fin alle canzonette più stupide che volevano Garibaldi ferito ad una gamba mentre comandava un battagliòn! Cavour, Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Mazzini, Mameli, Mastai Ferretti: tutti uomini.
E le donne? L’Italia raffigurata come donna ha davvero visto l’esclusiva partecipazione del maschio nell’azione rivoluzionaria risorgimentale e nella conseguente unità?
Dov'erano le donne e quale fu il loro ruolo? Che contributo politico e culturale hanno apportato alla costruzione di un sentimento condiviso di popolo e territorio? Nel nostro intimo c’è il desiderio che accanto a un ideale patriottico ne possa essere individuato uno matriottico, ideale della Madre quale tentativo di un gruppo di donne di veicolare all’interno del monopensiero di genere maschile i toni propri di un pensiero differente. Probabilmente verremo delusi nell’apprendere che l’apporto delle donne che parteciparono attivamente ai moti risorgimentali fu poco distante dall’ideale maschile che conosciamo, oppure potremo trovare alcune conferme nelle vite di donne che si percepirono come donne nuove.
L’idea è quella di percorrere un breve tratto di parole e immagini con lo scopo di scovare da qualche parte il nucleo rilucente del genio femminile andando oltre le conoscenze acquisite per abitudine che, si sa, nasconde il vero aspetto delle cose.
Non abbiamo risposte definitive o definitorie; cerchiamo domande da porci, consapevoli che ciò a cui potremo arrivare non sarà assolutamente una verità oggettiva, ma, come tutte le verità, parziale.
Filippo Alessandro Motta
di questo parleremo sabato 12 marzo alle ore 18.30 nell'Auditorium SS. Salvatore a Castroreale (ME)
siete proprio bravi e molto competenti continuate così avrete sicuramente successo
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