Susan Scholl è una giornalista austriaca. Corrispondente da Mosca per la tv del suo Paese, si è occupata, come altri prima di lei, della situazione cecena nell’attuale Federazione russa. Come Anna Politkovskaja: donna simbolo della denuncia ed esempio di giornalismo impegnato, una delle prime ad aver parlato al mondo dei soprusi subiti dalla gente di Cecenia. Ed è proprio a lei che si deve l’esistenza di questo libro: “Ragazze della guerra” nasce infatti dalle ricerche svolte per un lungometraggio sulla Russia post-Politkovskaja.
L’inchiesta della Scholl racconta un viaggio nel Caucaso attraverso le storie delle donne incontrate.
Donne che hanno vissuto la deportazione, la fame, l’angoscia di non avere il cibo per i propri figli. Donne che hanno vissuto la guerra. Come Eva, presenza costante nel libro, quasi una guida in questo viaggio all’interno della disperazione. Eva, madre di due figli e moglie di un marito dispotico, che la picchia. La stessa Eva che ha scelto di documentare la realtà cecena con una telecamera, mettendo costantemente in pericolo la propria vita. Una scelta fatta anche da Natalija, uccisa dopo due anni dalla pubblicazione in tedesco di questo libro. E Lisa, famosa cantante cecena, straniera a Mosca, che racconta il suo tempo con le canzoni. Ma anche Sara, Rosa e tante altre donne cecene costrette a vivere fra il terrore di una guerra mai conclusa e la tradizione maschilista della “legge delle montagne”.
Mantenendo una posizione marginale, da osservatrice discreta, la Scholl lascia la parola alle tante protagoniste di questo libro. I suoi interventi diretti sono rari, limitati ad espressioni di ammirazione, sorpresa e, talvolta, di incomprensione. Di fronte alle condizioni di vita delle sue interlocutrici e alla speranza che persiste anche quando non rimane più nulla in cui sperare, in una Cecenia che vive una condizione estrema, perfettamente riassunta dalla poesia raccontata da Eva sul vecchio che piange, dove “Passa un angelo, gli chiede perché piange, poi gli promette di alleviare il suo dolore. Ma quando il vecchio dice di essere ceceno, l’angelo gli si siede accanto e inizia a piangere insieme a lui”.
Sara Loddo
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