martedì 21 settembre 2010

Mamadou va a morire


Fare un corso di italiano per immigrati ed immigrate significa conoscere storie, drammi, difficoltà, problemi, amarezze.
Significa anche conoscere nuovi sapori, colori, odori, sorrisi, occhi, sentimenti, affetti e piccole conquiste.
Uno degli argomenti più difficili da affrontare con gli studenti quando diventano amici, fratelli, sorelle, compagni e compagne, è sapere come sono arrivati in Italia. E non perché manchino gli strumenti linguistici per raccontarti per filo e per segno com’è andata, ma perché il viaggio spesso è stato un’odissea che sembra difficile immaginare guardando i volti sorridenti, i vestiti puliti e il quaderno con gli esercizi da correggere.
Abituati alla nostra quotidiana normalità sembra assurdo che tutte quelle persone così care e così conosciute abbiano affrontato un viaggio allucinante, abbiano rischiato davvero la vita e messo la propria esistenza nelle mani di sciagurati mafiosi del mare (o del cielo o della terra, a seconda dell’itinerario). O si siano autoorganizzati magari insieme agli amici di sempre per affrontare il viaggio verso un’Europa che sposta sempre più a Sud i confini della sua fortezza rendendo le rotte sempre più insicure e l’arrivo sempre più lontano.
È molto difficile addentrarsi nel perché e per come, nei racconti di notti fredde e di amici morti, nella descrizione di vere e proprie macchine per far soldi messe in piedi da delinquenti di mezzo mondo.
Alla tv passano continuamente notizie inquietanti ed allarmanti di sbarchi di clandestini, di orde di gente in arrivo sulle nostre coste, di situazioni preoccupanti per la sicurezza del nostro paese.
Provate per una volta a mettervi dall’altro lato, a scoprire chi è quell’immigrato nord-africano inquadrato dal telegiornale al suo sbarco a Lampedusa, come ci è arrivato lì? A che prezzo?
Gabriele Del Grande è un ragazzo della mia età, qualche anno fa ha scritto un libro che fotografa lo stato reale delle cose, che racconta cosa succede davvero nel Mediterraneo. Ha raccolto storie di giovani in partenza dal loro paese, ha viaggiato con loro e ha messo insieme moltissimi dati, veramente sconcertanti, facendo un lavoro di informazione che purtroppo non viene diffuso nel mainstream ma che dovrebbe essere la vera lente per comprendere cosa sta succedendo alle nostre frontiere.
Quando il libro uscì Gabriele venne a presentarlo agli studenti del corso di italiano che insieme ad altri compagni e compagne avevamo organizzato in un centro sociale romano, e nelle discussioni scaturite prima e dopo l’incontro vennero fuori tanti ricordi, tanti racconti molto simili alle storie di Mamadou e degli altri protagonisti del libro. Testimonianza di un meccanismo che si ripete sempre uguale e si dovrebbe rendere evidente, denunciare, contrastare, invece di spendere soldi su soldi per costruire una Fortezza Europa sempre più chiusa ed inespugnabile...

Se volete saperne di più sulla strage di clandestini che continua a consumarsi nel Mediterraneo (cioè a poca distanza da casa nostra) consultate questo blog:

http://fortresseurope.blogspot.com/

E per ribadire che il viaggio di Mamadou è davvero la normalità:

A sud di Lampedusa di Stefano Liberti

Bilal di Fabrizio Gatti

A sud di Lampedusa di Andrea Segre
http://fortresseurope.blogspot.com/2006/12/sud-di-lampedusa.html

Come un uomo sulla terra di Andrea Segre
http://www.youtube.com/watch?v=j1Z86oFrGLI&feature=related



Elisa Calabrò

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