Ithaca,
New York, Philo e Urbana-Champaign, Illinois, Amherst, Massachusetts;
Yaddo, New York, poi ancora Amherst e Urbana-Champaign; Tucson,
Arizona, Boston, Massachusetts, Syracuse, New York, Bloomington,
Illinois, e Los Angeles, California. David Foster Wallace è stato
uno scrittore statunitense, ed ha vissuto in molte città in
territori assai diversi degli USA: nato sulle dolci colline a nord di
New York, cresciuto nel Midwest che sarà sempre casa sua, in tournée
in tutti gli stati, ed in particolare nella colta New York,
insegnante nelle università cosmopolite della West Coast. Da
adolescente, era stato un promettente tennista, dotato della capacità
di 'giocare a tutto campo', ovvero di tenere a mente in ogni momento
le proprie coordinate, quelle della palla e dell'avversario, tenendo
conto della variabile del vento (ci scrisse su il formidabile
racconto di cui si parlerà in seguito), e di pensare al campo e alla
vita intera come uno spazio matematico da coprire a colpi di
racchetta; in un racconto scritto a ventidue anni, Piccoli
animali senza espressione (aveva già scritto un romanzo a
ventuno, La scopa del sistema), fa costruire alla sua
protagonista mondi interi fatti di linee che compaiono graficamente
sulla pagina scritta; per la sua tesi di laurea in letteratura
inglese e filosofia scelse un argomento che sconfinava, in realtà,
nel campo della matematica (la logica modale): questa acuta
percezione vettoriale che ha caratterizzato la sua vita e nutrito la
sua scrittura mi fa immaginare una linea che unisce le città in cui
ha vissuto, che costituirebbe un poligono irregolare da cui si
protendono lunghi segmenti (sulla East e sulla West Coast). Di
questo tracciato, David Foster Wallace predilesse sempre il cuore, il
suo amato Midwest dove trascorse infanzia, adolescenza e parecchi
anni della giovinezza, ed in particolare lo stato dell'Illinois, che
nell'immaginario wallaciano diviene lo spazio cartesiano originario,
come racconta in Tennis Tv Trigonometria Tornado:
“Il terreno, visto dall'alto, fa pensare decisamente ad una
scacchiera: quadrati di una precisione maniacale di terra coltivata
[..] tutta tagliata da strade asfaltate dritte che sembrano fatte con
filo a piombo”. Questo territorio, geografico e immaginifico,
diviene per lui la base (in senso metaforico ma forse anche
letterale, ovvero base geometrica)
di una poderosa immaginazione, capace di contemplare un numero
elevatissimo di variabili e di giungere a grandezze inimmaginabili,
esponenziali, infinite. Poté accadere così che la nostalgia di
casa, negli anni dell'università nella collinosa Amherst,
Massachusetts, rinfocolasse la passione per la matematica: “per uno
del Midwest, la matematica del college produce un'evocazione
catartica della nostalgia di casa. Io ero cresciuto in mezzo a
vettori, rette, rette che intersecano rette, griglie” e ancora, che
la cartesianità dell'orizzonte della cittadina natale Champaign,
spazio piano, indifeso e percorribile, fosse sconvolta da un evento
meteorologico devastante (e l'Illinois è
realmente sede
abituale di tali sconvolgimenti) il tornado che alla fine del detto
racconto solleva l'autore, l'avversario, le reti del campo e la palla
nel corso di una partita di tennis - e nessuno di loro sarà mai
più lo stesso.
Ancora luoghi ben noti – la Boston dove DFW visse lunghi anni dopo
la laurea, in preda ad una crisi creativa che lo costrinse a svolgere
i lavori più disparati e nel frattempo accumulare idee, spunti,
materiali per questo mastodontico singolare romanzo (oltre
millequattrocento pagine nella prima edizione italiana) che lo
sparerà come un proiettile nell'establishment letterario,
facendo di lui uno scrittore noto in tutto il mondo – in Infinite
Jest (Lo scherzo infinito, la traduzione è mia), ma qui la
geografia locale, e quella mondiale, sono liberamente ricomposte e
Messico, Canada e Stati Uniti fanno parte di un'unica entità
politica, l'Organizzazione delle Nazioni dell'America del Nord
(Organization of North American Nations), il cui acronimo è,
allusivamente, O.N.A.N. mentre il territorio del nord est
statunitense è diventato la grande discarica del Canada.
Ed è significativo che nel romanzo della maturità - che sarà anche
il suo ultimo, pubblicato postumo, Il Re Pallido - la
dimensione spaziale privilegiata sia quella del labirinto, in
cui la possibilità (matematica) degenera in limite (fisico):
ambientato nuovamente in Illinois, nella cittadina di Peoria,
racconta quotidiana routine e avventurosi episodi delle vite di un
gruppo di contabili impiegati nel Centro Controlli Regionale per il
Midwest dell'Agenzia delle Entrate. La città è un assurdo
urbanistico, circondata da una circonvallazione che vorrebbe essere
scorrevole ed è invece mortalmente intasata, per i semafori, per le
corsie ridotte in prossimità dei punti più trafficati, per il
comportamento scorretto degli automobilisti; il Centro Controlli è
un assurdo architettonico, porge il retro alla strada principale ed è
costituito di due blocchi edilizi collegati tra loro solo da 'tunnel
sopraelevati' in 'carbonato di vetronite verde' che li rende torridi
d'estate e gelidi d'inverno, praticamente impraticabili, con
l'edificio rettangolare suddiviso, in un solo piano, in gusci
esagonali che seguono una imprevedibile planimetria radiale; le
vicende biografiche degli impiegati, le più improbabili da associare
all'attività ragionieristica (un'adolescente cresciuta in un
ambiente assai degradato che si finge morta per sfuggire al brutale
assassino della madre; uno studente universitario dedito alle droghe
che perde il padre in un tragicomico incidente; un commercialista
abilitato il cui talento segreto è la veggenza dei fatti,
ovvero la chiaroveggenza; e si potrebbe continuare...). La condizione
di romanzo pubblicato postumo pone una serie di questioni:
l'(apparente) incongruità del libro vuole trasporre, in proiezione
geometrica, quella della vita contemporanea? DFW voleva dare voce a
quel dubbio che lo assillava da studente universitario, “che fosse
vero il contrario di ciò che pensano i paranoici: e cioè che niente
sia collegato a nient'altro” e che la vita fosse solo caos? Non
ci è dato saperlo. Nel 2008 DFW lasciava questo sciocco e angusto
pianeta, passando a noi lettori questo ed altri interrogativi,
trovando la sua personale soluzione al gioco meraviglioso di
variabili e possibilità. Così lo scherzo finisce.
Loredana Di Pietro
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